lunedì 2 settembre 2013

3.

L' estate è quasi finita e sto per essere riassorbito dal vortice della mia città. Mi prendo qualche minuto tra una partita di campionato di calcio e l'altra per riordinare idee, propositi per la mia nuova vita e leggere le risposte arrivate di recente da Sandro dei Forty Winks... E' da quando ho ascoltato per la prima volta il loro disco omonimo, uscito nel 2005, che canzoni come “Knockout” e “the Receiver” sono sempre nella mia playlist. Uno di quei dischi che rimarrà per sempre nella colonna sonora dei miei ricordi, insomma. 
Ora ripongo il violino da fan dei FW nella sua custodia, leggiamole insieme... 


_Sandro Amabili è nato a Bologna il 4 Giugno 1980.

Mr.Lowprofile: Ciao Sandro, la prima domanda è sempre riferita alle origini (come suggeriscono gli ultimi sceneggiatori dei film Marvel). Quando hai iniziato a suonare e quale è stata la molla che ti ha spinto a farlo?

Sandro: Ciao e grazie per l'apprezzamento. Ho iniziato a suonare il piano spinto dai miei intorno agli 11 anni. Mi faceva cagare e lo vivevo come un obbligo, fingevo di leggere lo spartito ma per lo più cercavo di cavarmela ad orecchio. Dopo un paio d'anni sono riuscito a mollare il colpo e a prendere in mano la chitarra di mio fratello. Tra una scoppola e l'altra mi insegnava un po' di canzoni su richiesta e da lì mi sono appassionato, proseguendo da solo.  

Mr.Lp: Come nascono i Forty Winks? Come e dove vi siete conosciuti?

Sandro: Ho conosciuto Robbi ai concerti punk hardcore, dal '95 al '97 circa, frequentavamo pressapoco gli stessi posti, stessi festival e stesse trasferte. Entrambi andavamo in skate e ci coloravamo i capelli, io fumavo e lui no (incredibile), lui beveva e io no (incredibile). Io suonavo la chitarra e lui niente, quindi gli ho insegnato i rudimenti del basso e qualche pezzo su richiesta, come mio fratello fece con me. Poi si è perfezionato...con calma. Cristal e Salo erano a scuola con me. Del primo sapevo che era bravo a suonare la chitarra, anche se aveva un' Ibanez inguardabile color legno e il bulbo lungo. Al tempo si era molto intransigenti, i fricchettoni non ci facevano impazzire e ci eravamo ripromessi che saremmo riusciti a cambiarlo così abbiamo chiuso un occhio. Ora lui ha il bulbo corto e noi siamo tutti più fricchettoni. Salo era già perfetto. Adocchiato a una festa della scuola mentre suonava una cover di un gruppo punk in italiano con i mitici Beus, la band demenziale del liceo. Lo abbiamo rubato nel giro di qualche mese, correva l'anno 1998.


Mr.Lp: Avete un luogo (es: un locale o una sala prove…) al quale siete particolarmente legati e che ritenete un po' il vostro quartier generale?

Sandro: Beh all'inizio inizio suonavamo nel garage di Eva, un amico di scuola. Super attrezzato per l'epoca. Mi ricordo che puzzava di umido e che noi eravamo parecchio zappe a suonare. Poi siamo stati per un po' di anni a Scandellara dal mitico Pecos, lì abbiamo mosso i primi passi e abbiamo cominciato a girare e fare concerti. Dopodichè non ricordo esattamente quando (Salo, il notaio, è quello con la memoria più salda su date e aneddoti) abbiamo preso in affitto un ex studio di registrazione in centro a Bologna in via Nosadella. Assieme ad altre band (Fasthidio, Testa de Porcu) ci siamo divertiti per un po' di anni in quello che forse ad oggi è stato l'unico quartier generale vero e proprio mai avuto. Se solo quei muri potessero parlare! Poi ci siamo trasferiti alle sale Vecchio Son di Steno, e anche qui è stato un po' come essere a casa nostra. 


Mr.Lp: Mi sembra di capire dall’immagine pubblica del gruppo e dal tempo trascorso dall’uscita di “Forty Winks” a quella di “Bow Wow” che non badiate più di tanto alle logiche di mercato. Si percepisce una certa goliardia ed autenticità lontana dall’immaginario che spesso alcune band si costruiscono intorno alla propria musica. Credi che sia anche questo uno dei segreti della vostra longevità e forse anche l’inconsapevole formula del successo dei Forty Winks?


Sandro: Sì, devo dire che se un tempo, agli esordi, eravamo legati alla scena punk melodica di stampo californiano, nel giro di pochi anni abbiamo cominciato a spaziare senza troppe regole o logiche di mercato, facendo di questo aspetto la peculiarità del nostro suono. Per carità, niente strippi alla Naked City, ma l'idea che qualcuno non sappia cosa aspettarsi da un nostro disco ci stimola più che intimorirci. Non ci svolteremo ma intanto ci divertiamo. Quasi sempre.


Mr.Lp: Dal 2000 ad oggi avete consumato migliaia di km e calcato centinaia di palchi in Italia e all’estero. Ci puoi raccontare l’esperienza live o il tour che ricordi con più piacere?


Sandro: In questo momento ricordo con un po' di nostalgia il tour in Usa di dieci anni fa. Gli amici, gli itinerari senza senso e una certa spensieratezza legata al periodo che stavamo vivendo. Credo che a breve vedremo di replicare, magari con un tour di 10 giorni solo in California, appena possibile. Ovviamente senza spensieratezza e possibilmente con più disponibilità economica per acquistare la droga.


Mr.Lp: Il sound dei Forty Winks è secondo me riconoscibile in tutti i vostri album ma bisogna dire che, nonostante un certo suono delle chitarre, i dischi siano piuttosto differenti l’uno dall’altro. Puoi darci un’idea del vostro processo creativo, come nascono i pezzi?


Sandro: Di solito io arrivo in sala con dei giri di chitarra o delle melodie, poi lavoriamo alla struttura del pezzo e lo arrangiamo in maniera che "tutto torni". A volte chiudiamo un pezzo in una prova, a volte dopo 3 anni.

Mr.Lp: Ho rivolto la stessa domanda ad Olly nell’intervista precedente, perché hai deciso di scrivere i testi in inglese?


Sandro: Non è stata una scelta, sono cresciuto ascoltando band inglesi o americane, per me la musica era quella. Non ho mai pensato alle possibilità o agli intoppi che un paese come l'Italia avrebbe potuto creare, l'unica cosa che ci spingeva a scrivere dei pezzi era la musica che ci piaceva.


Mr.Lp: Poco dopo l’uscita di “Bow Wow” è uscito anche il video di *“beneath her feet” l’opener del disco, sicuramente ha un soggetto anomalo rispetto ad un classico videoclip musicale, ci racconti come è nato?


Sandro: Volevamo qualcosa di diverso, no playback (se non quell'abbozzo di cantato nella scena dello stupro di Salo alla fine...) e qualcosa che portasse in vita un immaginario un po' malato, come il sound del pezzo. Ne abbiamo parlato con i regaz di Opificio Ciclope che ci hanno capiti. Così siamo finiti nei boschetti fuori Bologna, per un tranquillo weekend di paura.


Mr.Lp: In Italia spesso chi campa di musica di un certo tipo raggiunge una certa indipendenza economica solo in età adulta, nei rari casi in cui succede. Ho sempre pensato che, se un disco come il vostro, citato nella mia breve introduzione, fosse uscito negli Stati Uniti o in altri paesi come Germania o Inghilterra, forse a quest’ora avreste potuto concentrarvi solo sul far musica senza dover pensare a sbarcare il lunario. Non ti capita mai di chiederti: " ma chi me lo fa fare"?


Sandro: Sì, spesso. Ma poi ci ridiamo sopra e ci rendiamo conto che solo il fatto di poter andare in giro a suonare è una gran fortuna che pochi hanno. Ok, così suona democristiano, ma ho volutamente omesso gli aspetti legati ai vizi..


Mr.Lp: Ecco il momento del domandone finale, il tormentone del blog…come ti vedi a 60 anni?


Sandro: Con pochi capelli e murato di tatuaggi, se possibile più sbiaditi di quanto non lo siano già ora.



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*“beneath her feet”